sábado, 7 de julho de 2012

Oustros Zatelli no Mundo - ZATELLI, Dom Giovanni – descrição de evento em 04/06/1772

“4 giugno 1772 giovedì. Nella piazza Pretoria di Trento fu impiccato Domenico quondam Antonio Benvenuti nativo di San Michele all'Adige, ed abitante in Cognola, di anni circa sessantasette, perché ha pensatamente ucciso il reverendo curato don Giovanni Zattelli di Cognola. La sentenza del Podestà Domenico dal Caretto Mancurti d'Imola stampata dice così: "Avendo il detto Benvenuti negli anni antepassati, oltre l'arte di calzolaio da lui esercitata nella villa di Cognola, aperta anche ivi osteria, e fattosi lecito, contro il tenore delle leggi e de proclami, di dare in essa incetto a chicchessia, eziandio a figli di famiglia, e minori viventi sotto curatore, e ciò in ogni giorno, ed ora anche de' più vietati, con tener mano ad essi, e comperare le robe, che nelle paterne case rapivano, affine di continuare una vita viziosa: cosa, che riuscendo di pubblico mal esempio e di rispettivo notabile danno, fu detto Benvenuti processato, e punito, e poi in seguito fu anche licenziato da quella casa, affine d'impedirgli più che fosse possibile un sì cattivo contegno. Ma in vece di rivolgersi a miglior sentimento, fissatasi l'idea, che tale processatura fossegli venuta dall'infaticabile zelo del fu reverendo signor don Giovanni Zatelli, in allora curato, vivamente intento a levare ogni occasione di spirituale ruina alle anime alla sua cura commesse, concepì un implacabile odio contro la persona di detto signor curato fino a temerariamente, ed ingiustamente pretendere, e volere, che dal medesimo gli fossero rimborsate le spese della sostenuta processatura. Quale odio continuamente da lui fomentato, e nodrito per il corso di ben quattro, e più anni, lo condusse a fare in detto tempo varie gravissime dichiarazioni contro la persona e la vita del detto signor curato, quando non gli fossero da lui rimborsate le dette spese; delle quali dichiarazioni poi si è pur troppo anche veduto il funestissimo effetto. Poiché portandosi il Benvenuti a Trento il dì dieci dello scorso aprile di dopo pranzo, per riscuotere certo danaro, e passando da un podere di Giovanni Zatelli, gli si fecero incontro due cani neri del detto Zatelli, sui quali fattasi qualche parola, il Benvenuti chiaramente alla presenza di più persone, che ivi erano, si espresse, che non voleva quei mori, ma che cercava un altro moro, e seguitando a venir verso Trento, allorché fu giunto alla discesa, che mette sulla strada della Cervara incontrossi nel signor curato, che venendo da Trento portavasi a Martignano per visitare una inferma, e fattoglisi vicino gli disse, che essendo lui stato la causa di certa processatura, e che lo aveva scacciato da quella casa, però da lui voleva fiorini sessanta, che spesi avea in detta occasione, e rispostogli dal signor curato, che altre volte gli aveva già detto, non esser esso obbligato di pagargli cosa alcuna, il Benvenuti gli replicò, che si risolvesse, ed in così dire ritiratosi sei od otto passi diede mano ad una delle pistolle di corta misura, di cui era armato, carica di polvere e due palle, l'una di piombo, e l'altra di ottone, e sparolla contro il signor curato, ferendolo in due luoghi del fianco sinistro, con frattura di osso, ed offesa dell'intestino, quali ferite furono ambe giudicate mortali, come diffatti seguinne la morte il giorno appresso, e coll'apertura del cadavere fu sempre più confermata la mortale qualità di ambe le dette ferite. Dopo il quale orribile delitto, da lui commesso senza provare ribrezzo alcuno dell'ingiusto odio da sé per tanto tempo brutalmente nudrito, e senza, che alcuna impressione gli facesselo a tutti sacro, e venerabile carattere di sacerdote, e di proprio di lui parroco, portossi il Benvenuti, prima alle Laste nel convento de' padri Carmelitani, indi a sua casa in Cognola, d'onde partito s'incamminò verso Pergine per uscire dal principato, ma speditisi da questo offizio solleciti ordini per il di lui arresto, giunto che fu alcune miglia lontano da questa città rimpetto al dazio di Civezzano incontrossi negli offiziali della Corte di Pergine, che già erano prevenuti, da' quali tentato il di lui arresto, esso con un coltello a lama fitta nel manico ferì nel ventre quel primo, che gli si accostò, dalla quale ferita in poche ore morì. Il che però non gli valse a sottrarsi dalle mani della giustizia, poiché dal rimanente degli offiziali fermato, fu nella mattina seguente tradotto in queste forze". Così porta il manifesto pretorio, cui aggiungo, che il sacrilego parricida prima di essere arrestato nella stessa sera dei dieci d'aprile. Dicesi che fu birro in Salò e che quivi fece guadagno di cento zecchini col permettere ad un carcerato il fuggire. In oltre, che abbia ucciso ingiustamente dieci persone. La casa in cui abitava, era de' Padri Agostiniani. Il curato è morto da santo e da martire, com edificazione di tutti. Non voleva manifestare ai ministri della giustizia l'uccisore. Pregò per lui. Ha lasciato nel suo testamento dieci ragnesi alla moglie del detto micidiale, benché sia stata consenziente nel delitto. Il lodato curato fu assai zelante operoso nella vigna di Gesù Cristo. Quindi una volta vedendo che alla dottrina cristiana eravi poca gente, perché trattenuta in uma sala di ballo, pigliò un gran Crocifisso, e con la cotta e stola si portò su la detta sala, dove postosi ginocchione, e cantando le Litanie della Madonna sbaragliò tutti quei pazzi; e sebbene il padrone della casa, ch'era un gentiluomo trentino, fece qualche lagnanza, pure non patì alcuna vessazione.” Up: Diario secolaresco e monástico - Giangrisostomo Tovazzi OFM – TRENTO/ Fondazione Biblioteca San Bernardino – 2006 – Pags. s/num. In: http://www.db.ofmtn.pcn.net/ofmtn/files/biblioteca/Tovazzi%20diario%201%201754-1780%20(ms%2065).pdf

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